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Un articolo che vorrei leggere sulla stampa

LO SCEMPIO URBANISTICO E AMBIENTALE DI VIA TOR BELLA MONACA
LO SCEMPIO URBANISTICO E AMBIENTALE DI VIA TOR BELLA MONACA

Questo il nostro ipotetico articolo al quale ci auguriamo possa presto seguire un reale articolo sulla stampa:

IL CASO TBM

 

Si parla spesso di vivibilità delle città e di una urbanistica al servizio dei cittadini e della qualità della loro vita,

ma l'eclatante ed emblematico caso segnalatoci da un condominio di via Aspertini prospiciente a via Tor Bella Monaca nell'omonimo quartiere, ci mostra in tutta evidenza quanto i proclami e gli impegni sui temi ambientali e della vivibilità urbana, che la storia ci consegna già a partire dalla storica Carta di Aalborg firmata da Roma nel 1994, vengano invece disattesi con scelte urbanistiche in netta antitesi agli stessi impegni sottoscritti, e le cui nefaste conseguenze ricadono per prime sui cittadini residenti. Cittadini che si vedono deprezzare il valore delle loro prime case acquistate con anni di sacrifici subendo al contempo tutte le criticità ambientali a danno della loro salute e qualità della vita. Parliamo di inquinamento acustico e atmosferico, isole di calore, sottrazione di aree verdi, deprezzamenti immobiliari.

 

Il mix ottenuto è emblematico e rappresentativo della mala-urbanistica. 

In sintesi, alle già notevoli criticità della stessa via di Tor Bella Monaca con elevati volumi di traffico a velocità sostenuta, salvo poi incolonnamenti nei frequenti intasamenti che danno la reale immagine delle " vie a scorrimento veloce", i residenti si sono visti aggiungere i benefici di ben tre distributori di carburanti sulla stessa via, uno dei quali prossimo con i suoi impianti di gas metano al condominio autore della segnalazione. In particolare l'impianto dell'Eni sarebbe lo stesso che nella stessa via si stava per realizzare nei pressi di una scuola elementare, ma che venne respinto dalla viva protesta dei cittadini.

 

Le scarse qualità ambientali e i deprezzamenti immobiliari dovuti alla vicinanza di distributori di carburanti e di arterie stradali a intenso traffico sono ben noti: si va dal benzene all'ozono, al particolato, al rumore sia del traffico che dei compressori di metano di cui una carente legislazione non ne considera gli effetti nocivi e di disturbo limitandosi ai soli problemi di sicurezza.

Il tutto ulteriormente aggravato, in questo caso, dall'installazione dei distributori su aree verdi che vengono sbancate cementificate e impermeabilizzate, quelle stesse aree verdi che il Regolamento del Verde Capitolino del 2019 celebra come insostituibili, irrinunciabili e strategiche ai fini eco-climatici e della salute psicofisica dei cittadini.

 

Come ci fa rilevare un condomino di via Aspertini, oltre al fatto che l'Italia rileva una densità di distributori di carburanti doppia rispetto al Regno Unito, quadrupla rispetto alla Francia e nettamente superiore rispetto alla Germania, due cose balzano agli occhi:

  • la riduzione della superficie del verde pubblico che passa dagli oltre 500mila metri quadri complessivi stimati in una delibera C.C. del 1982 ai soli 338 793 del PdZ 22 del 2011.

  • Il DM del 24/5/2002 che fa espresso divieto di installazione ai distributori di gas naturale "in aree, ovunque ubicate, destinate a verde pubblico."

Cambi di destinazione d'uso? Verde sacrificato in nome di chi e cosa?

Nell'esposto in preparazione, il terzo, viene formulata la domanda rivolta al Comune di Roma:

In nome di quale urbanistica, a favore e nell'interesse di chi o cosa sono state concesse le autorizzazioni a cementificare circa 14mila metri quadri di verde aventi quelle incontestabili funzioni ambientali ritenute irrinunciabili e strategiche per la resilienza urbana e la salute dei cittadini ed ora invece espressamente funzionali alla motorizzazione privata e ai primati romani di invivibilità, traffico, inquinamento acustico e atmosferico, insicurezza, incidentalità, con tassi di motorizzazione tra i più alti in Europa?

È la domanda che facciamo nostra nell'interesse della comunità nazionale che vede in Roma la vetrina dello stesso Paese.

 

Note sugli esposti:

  • Il primo fu di un condomino nel 2012, il secondo nel 2017 firmato dalla quasi totalità delle 114 famiglie, ma che purtroppo non ebbe esito per il mancato protocollo da parte dell'amministratore condominiale incaricato del compito, Il terzo è in preparazione.
  • L'autore del primo esposto è lo stesso scrivente roberto luffarelli.

 

Nota aggiuntiva dello scrivente:

Nel campo della mobilità l'urgenza di uscita dai carburanti fossili, metano compreso, è motivata non solo dalle emissioni stradali degli autoveicoli, ma anche da quelle dei distributori di carburanti attivi sia nella produzione di CO2 che di inquinamento acustico e atmosferico.

La rilevante nocività di tali impianti sui lavoratori che vi prestano servizio e sulla popolazione residente ai loro intorni in un raggio di oltre 100 metri di distanza è ampiamente documentata in autorevoli studi condotti dal Journal of Environmental Management nel 2011, dalla Columbia University nel 2018 e un recente studio sulle città del KSA (vedere in Documenti→Distributori carburanti).

Anche i deprezzamenti immobiliari direttamente proporzionali alla vicinanza a tali impianti sono ben documentati nel mercato immobiliare di diversi paesi, tra i quali quello cinese.

Se stimiamo per la provincia di Roma, con i suoi 2192 distributori, una media per ognuno di essi di soli 300 abitanti, compresi in un raggio di nocività limitato a 100 metri di distanza, arriviamo a una popolazione di 657 600  cittadini esposta a Cov  tossici e cancerogeni.

La doppia morale sulle stazioni di rifornimento, la dissociazione tra il riconoscimento dei rischi per la salute dei cittadini, ben documentati,  e la loro liberalizzazione da vincoli di tutela ambientale, paesaggistica e di impatto sul territorio non è più tollerabile.

La libertà di impresa nella libera concorrenza, tanto cara alla Corte di Giustizia europea, non può legittimarsi quando si è portatori di interessi privati e conclamate criticità ambientali in netta antitesi agli interessi comuni e alla salute dei cittadini.

Questa mattina, 16 luglio alle ore 5:00, mi sono svegliato non certo al gradevole cinguettio degli uccelli, ma allo schifoso sibilo, precursore del ronzio a bassa frequenza, proveniente dagli impianti di metano dell'Eni. Come un soldato sull'attenti mi avvertiva, dalla finestra socchiusa, di essere pronto ad alimentare  parte di quella stessa insostenibile mobilità che con ingenti volumi di traffico si sarebbe poi riversata su via di Tor Bella Monaca e nel traffico romano.

5/9/2022

VEDERE ANCHE:

►DOCUMENTI→Confronti sulla Qualità della Vita

DOCUMENTI→Viabilità

►DOCUMENTI→Mobilità

►DOCUMENTI→DISTRIBUTORI CARBURANTI

►DOCUMENTI→PERDITA VALORE IMMOBILIARE

►ROMABLOG→3 minuti o 3 decibel?

►ROMABLOG→Una proposta normativa dall'Isola che non c'è

►ROMABLOG→Un articolo che vorrei leggere sulla stampa

►ROMABLOG→Un articolo di Linda Maggiori sul blog del FQ

►SEGNALAZIONI→Il caso ENI-IP di Tbm

►SEGNALAZIONI→SINTESI CRITICITÀ TBM

 

 

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